LUIGI BERRI (1804 - 1864), IL DOTTORE CHE SACRIFICO' SE STESSO PER I SUOI PAZIENTI.
- Giorgio Berri
- 27 feb 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 7 feb 2021
In epoca di epidemie globali, ricordiamo Luigi Berri, dottore che combattè contro il colera, rimanendone vittima a sua volta.
Luigi Berri, dottore a Viguzzolo, morì a 60 anni, vittima di quelle stesse malattie che aveva contribuito a curare.
Negli anni che dedicò alla gente di Viguzzolo, affrontò coraggiosamente più volte le epidemie di massa di colera che in quel periodo storico affliggevano l'Italia e l'Europa.
In un'epoca priva di vaccini, antibiotici o cortisonici, ed in cui la pericolosa consuetudine del salasso era la "panacea" per tutti i mali, entrò nelle case degli ammalati per assisterli e curarli.
Non doveva essere facile: bussare alle porte delle abitazioni della povera gente infetta sapendo cosa ti aspettava dall'altro lato, incontrare i volti pieni di lacrime delle mogli, dei fratelli e degli altri familiari mentre i miasmi pestilenziali di dissenteria e vomito (sintomi del colera) assalivano i polmoni, ed avere comunque il coraggio di entrare in quelle case dove il morbo aveva colpito senza pietà, doveva essere un atto di amore e solidarietà che oggi suona quasi come follia.
Ma Luigi non si tirò mai indietro.
Prodigava le sue cure con professionalità, ed allo stesso tempo confortava i familiari, mantenendo la riservatezza per evitare il propagarsi della paura nel paese, con una nobiltà d'animo ed un'umiltà fondata sugli studi non solo di medicina ma anche di filosofia che, a quel tempo, erano necessari per diventare medico.
Dottore e filantropo, perse la moglie per malattia nel 1857; perse anche il fratello Giuseppe, morto a 30 anni per il colera. Divenne "padre adottivo" e mentore del figlio di Giuseppe, Carlo, che, grazie al supporto amorevole e costante dello zio, si laureò medico a sua volta ed, in seguito, divenne sindaco di Viguzzolo.
1854: VIGUZZOLO RINGRAZIA L'IMPEGNO DEL DOTTOR BERRI
La dedizione professionale di Luigi fu encomiabile e riconosciuta da tutte le persone che lo conobbero.
I documenti che da quel lontano passato sono arrivati a noi confermano questo assunto. Ecco cosa recita il "verbale d'adunanza del Consiglio Comunale di Viguzzolo nella tornata d'Autunno" del 1854:

"Il Consiglio Comunale conscio dell'attività e dello zelo indefesso che il Sig. Luigi Berri medico condotto in questo insigne Borgo avrebbe nello scorso ottobre dimostrato nella cura ed assistenza di quanti vennero sgraziatamente colpiti da malattia con sintomi del morbo altrove dominante e del riservato meno allarmante contegno da lui tenuto, tanto coi malati, quanto coi loro Congiunti, al quale lodevole contegno va questa Popolazione in gran parte debitrice se ben pochi fra gli stessi colpiti da malanno ebbero a soccombere.
Nel mentre applaude alla veramente commendevole di lui condotta in sì calamitosa circostanza, sente altresì il dovere di tributargli gli atti della più sincera riconoscenza pei modi senza fallo generosi, e filantropici, con cui, poco di se curante, dedicò in quell'infausta occasione tutta l'opera sua a pro' di questa afflitta popolazione.."
LA VITA DI LUIGI BERRI
La ricostruzione della vita di Luigi si basa sui documenti recuperati dall'archivio di famiglia e da quelli dell'Università di Bologna e Torino.

Nato nel 1804 a Castelnuovo Scrivia in provincia di Alessandria, fu il primo figlio maschio di Giovanni Battista e di Caterina Pozzi. Dopo di lui nacque Giuseppe, secondo e ultimo figlio maschio della famiglia composta in tutto da 9 ragazzi di cui 7 femmine.
Del lavoro e dell'istruzione del padre non sappiamo nulla, ma i documenti notarili ci dicono che il nonno fosse falegname.
Nel biennio finale degli studi liceali presso il Regio Collegio di Tortona (anno 1822), Luigi Berri viene definito un "distinto adolescente", molto religioso che si confessa devotamente nei tempi stabiliti, con profitti degni di lode in logica, metafisica, aritmetica, algebra, geometria, fisica generale e sperimentale e filosofia.
Grazie a questi risultati, viene accettato presso l'università di Bologna dove diventa, nel giugno 1824, "Baccelliere nella Facoltà di Medicina", titolo che oggi definiremmo una "laurea breve".

C'è da sottolineare che in quegli anni, la medicina era anche scienza filosofica e metafisica, solo in seguito (1824) inizierà a divenire disciplina principalmente scientifica e clinica.
Il background culturale dei dottori era, pertanto, ampio e variegato coprendo sia gli aspetti puramente "fisici" che quelli più filosofici, secondo quanto indicato da Aristotele, Galeno ed Ippocrate.
Questa interessante fusione degli studi tra "carne e spirito" influenzarono sicuramente il già religioso Luigi, rendendolo non solo medico ma anche psicologo, confidente dei suoi pazienti, indagatore dello spirito per scovare i dolori del corpo e guarire le malattie.
Nel periodo a Bologna, Luigi dimorò presso la casa della signora Anna Barboni in "seliciata di strada Maggiore n 628" che oggi corrisponde a Piazza Ulisse Aldrovandi.
Tra il 1824 ed il 1825 muoiono sia il nonno Giovanni Battista che il padre Carlo Giuseppe, a soli 52 anni.
Le cronache del tempo ci dicono che nel 1824 in Piemonte ci fu un'epidemia di encefalite: è verosimile pensare che i due siano deceduti per questo motivo.
Luigi diventa così il capofamiglia responsabile dell'unico altro fratello maschio e delle altre 5 sorelle femmine (Lucia, Maria, Giuseppa, Giovanna ed Agostina), tutti minorenni e quindi necessari di attenzione, aiuto e supporto.
Consapevole della difficile situazione in cui lasciava il figlio primogenito, il padre, nel suo testamento (foto in basso), designa oltre a Luigi ("tutore e curatore" titolato) anche un tale Salvatore Mina come "tutore e curatore surrogato", in

quanto "persona di sua confidenza ed interessata per i suoi affari" che egli "prega di assumere tale incarico a vantaggio di sua famiglia".
Anche con l'aiuto del signor Salvatore Mina, non deve essere stato semplice per Luigi continuare a studiare ed al contempo, occuparsi di un così cospicuo numero di familiari.
Comunque sia, egli proseguì gli studi presso il "Regio Ateneo" di Torino, dove divenne "maestro di Filosofia e delle Arti Liberali" e dopo aver superato 5 anni di studi, il "praestantissimus iuvenis" ottenne nel 1829 la laurea in medicina: la sua tesi è scritta in un latino aulico e correttissimo, dimostrando la grande cultura di cui il ragazzo era ormai portatore.
Infine, dopo un periodo di praticantato, nel 1831 fu abilitato ad esercitare la professione medica.
Il primo contratto come medico condotto è del 1832 presso Predosa, seguito da quello del 27 gennaio 1834 con il comune di Viguzzolo con l'obbligo di fissar lì la sua residenza.
1836: I BERRI RISCHIANO DI ESTINGUERSI
Nell'estate del 1836, Luigi si trova a combattere la prima battaglia contro il colera.
Gli ammalati sono così numerosi, che viene richiesto dal comune l'aiuto anche di altri medici al di fuori del paese.
Il fratello minore di Luigi, Giuseppe, sposato da appena 2 anni, muore lasciando la moglie Carolina Lago ed il figlio Carlo ancora infante.
La dinastia dei Berri viene messa a rischio! Il padre Carlo Giuseppe ha avuto solo due figli maschi dei quali Giuseppe muore e l'altro, Luigi non è sposato: le speranze quindi si fissano su l'unico erede maschio, il piccolo Carlo che ora è orfano del padre.
Luigi non esita, e ne diventa il padre adottivo e tutore. Lo seguirà per tutte le fasi della vita con amore e dedizione, aiutandolo a diventare medico a sua volta e sostenendolo negli studi.
Nel 1839 Luigi si sposa con Rosa Giacobone: i due non avranno figli, e Rosa morirà per malattia nel 1857.
Luigi si risposerà poi con Luigia Palmana.
Durante la sua vita a Viguzzolo, Luigi divenne anche proprietario del mulino della Cavallina, ancora oggi esistente in paese, e per questo rinominato come "il mulino del medico".
Il colera ritornerà in Italia nel 1849 e nel 1854 e Luigi rimarrà sempre in prima linea per offrire i suoi servizi con dedizione e passione. Al termine dell'epidemia del 1854, il comune di Viguzzolo renderà omaggio pubblico agli sforzi compiuti dal medico, con un atto non dovuto ma sentito, che si materializzerà in un simbolico "regalo" da parte della gente del "borgo insigne" all'uomo che li aveva curati ed amati per tutta la sua vita: una tabacchiera d'argento del valore di 50 lire che è giunta attraverso i decenni fino a me.
Dopo l'epidemia del 1854, Luigi continuerà a combattere le sue battaglie per contrastarne la diffusione ma nulla potrà fare e la morte giungerà nel 1864, ad appena 60 anni di età. Dal suo testamento si evince che fosse ammalato e curato amorevolmente da mesi dalla sua seconda moglie, Luigia Palmana.
VIGUZZOLO PIANGE LA MORTE DI LUIGI BERRI La morte del dottor Luigi Berri fu vissuta a Viguzzolo come un dramma, un lutto cittadino profondamente sentito, come testimoniano questi due volantini che riportiamo di seguito. Quanto fu detto allora è lo specchio imperituro dell'impegno di Luigi, che arrivò all'estremo sacrificio per la gente che lui amava e curava.

BERRI LUIGI per la via dell'onestà migliorata la posizione sociale non ne insuperbì, e ricchi e poveri dilesse con egual misura dell'altrui salute tutto curante in tempi calamitosi L'ARTE MEDICA ov'era pertissimo, esercitò con solerzia, con civile coraggio. Il suo labbro urbanamente schietto mai non offese alcuno. Affabile, cortese era l'idolo di questa Terra, cui prodigava le zelanti cure. Invidia od altro tristo affetto giammai il punse. I dispiaceri inseparabili dalla vita umana sofferse senza lagno, in silenzio. Da lui assai beneficii vantan molti, danno nissuno, con fronte serena sopportò il pertinace morbo, che innanzi sera il trasse alla tomba il XXV. Maggio MDCCCLXIV. VIGUZZOLESI piangetene la perdita ed all'anima candida invocate il riposo dei giusti. Viguzzolo, 24 Maggio 1864

DOPO LUIGI, LA FAMIGLIA BERRI "SI EVOLVE"
Il Dottore Fisico (come al tempo si titolavano i medici) Luigi Berri rimane una pietra portante nell'evoluzione sociale e morale di tutta la famiglia.
Fino alla sua nascita, i Berri erano stati probabilmente degli artigiani (il nonno era sicuramente un falegname): come abbiano potuto pagare gli studi di Luigi non è noto, ma sicuramente richiese grandi sforzi e sacrifici.
Egli comprese quanto la famiglia avesse investito su di lui e non deluse nessuno: conscio di questa responsabilità, eccelse negli studi, distinguendosi tra tutti, e raggiungendo brillantemente il suo obiettivo.
Tale caparbietà fu sicuramente trasmessa all'unico erede maschio, il nipote Carlo, che difatti divenne medico a sua volta, il quale la trasmise ai suoi figli ed agli eredi successivi, che infatti divennero giudici, avvocati, militari e procuratori.
Non fu pertanto solo il primo laureato nella storia della famiglia, ma anche il primo ad emanciparsi, a spostarsi da Castelnuovo, ad aprire a tutti i Berri la porta per il futuro.
E se Luigi non fosse divenuto medico, molto probabilmente numerosi abitanti di Viguzzolo sarebbero potuti morire, e chissà quanti di noi, io compreso, potremmo non essere qui.
Dell'aspetto di Luigi non abbiamo certezza. Ma tra le carte che lo riguardano nell'archivio Berri di Viguzzolo, è presente una foto sbiadita e graffiata proprio sul volto dell'uomo che ritrae. Forse potrebbe essere lui, forse no.. ma è l'unico indizio che abbiamo, e che qui riportiamo di seguito.. una ricordo imperfetto e quasi dimenticato..

Dimenticato?
No, il ricordo di Luigi è invece degno e meritevole di essere ricordato.
Non solo per la sua esistenza spesa per gli altri, ma anche per tutti quei medici di quel tempo che sono stati dimenticati, il cui sacrificio ha salvaguardato e preservato la vita di chissà quanti altri.
Oggi, tutti insieme, ricordiamo per tutti loro, la meravigliosa storia del "Dottore Fisico" Luigi Berri, una storia fatta di studio, impegno ed amore.
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