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FIUME: ALLE ORIGINI DEL RAMO MATERNO

  • Giorgio Berri
  • 24 ott 2019
  • Tempo di lettura: 13 min

Aggiornamento: 7 feb 2021


Fiume, dall'alto.

Quando ho iniziato ad approfondire le ricerche sul ramo materno della mia famiglia, non avrei mai pensato di intraprendere un viaggio in Croazia.

La necessità nacque tempo fa, all’inizio del mio percorso di ricostruzione dell’albero familiare, quando scoprii, dopo svariati giorni di ricerche su internet, che esisteva un ufficio a Fiume a cui rivolgersi per chiedere documenti dei propri antenati.

Non fu opera semplice, perché il sito era in croato: sarà imperitura la mia gratitudine nei confronti di Google per aver creato un traduttore, sia pur imperfetto, che mi permise di comprendere cosa ci fosse scritto in quel sito!

Immaginavo che il tutto si sarebbe risolto con un nulla di fatto. In famiglia era sempre circolata la storia che i documenti di Fiume fossero andati persi a causa dei danni subiti dalla città nella 2^ Guerra Mondiale. Io, però, volevo comunque tentare. E nelle mie più fervide fantasie, speravo che qualcuno avrebbe trovato qualcosa e me lo avrebbe spedito tramite email. Poi però la realtà tornava arrogantemente a galla, chiedendomi se credessi davvero che in uno sconosciuto ufficio in Croazia, ci potesse essere un solerte impiegato che andasse a cercare dei dati, forse dispersi nei bombardamenti, di una famiglia italiana di 100 anni prima..

L’invio della mia email di richiesta, in inglese, fu quindi accompagnato da un’onda di pessimismo e di rassegnazione: tanto, pensavo, cosa ho da perdere?

Immaginatevi quindi la sorpresa quando lo “sconosciuto” impiegato croato mi rispose in lingua inglese, comunicandomi che lavorava presso l’Archivio Storico Nazionale (l'Archivio di Stato), dove venivano tenuti i documenti più vecchi di 70 anni circa, che aveva trovato documenti su tutta la famiglia “De Toma” e che era pronto ad inviarmeli alla modica cifra di circa 50 euro.

50 euro? Dopo i primi momenti di diffidenza, mi dissi: perché no? Risposi chiedendo che tipo di documenti avesse ritrovato e come procedere al pagamento. Le risposte ad entrambi i quesiti mi lasciarono perplesso. I documenti? Erano documenti che definiva (in inglese) “Anagrafi”.. Non erano atti di nascita, morte o matrimonio ma “Anagrafi”, definizione mai incontrata prima..

Pagamento? Metta i soldi in una busta da lettera e me li spedisca qui!

Niente Bancomat, niente carta di credito.. solo “cash” in una busta affrancata! Pensai subito ad una truffa e, dopo averne discusso in casa, decisi che non mi andava di essere preso per il naso, sia pur per soli 50 euro, e che la cosa migliore era andarci di persona: in fondo non ero mai stato in Croazia e la distanza da percorrere era solo 300 km.

Visto il periodo invernale, risposi di tenermi tutta la documentazione e che avrei organizzato un viaggetto per la primavera del 2019, così da godermi la città e, contemporaneamente, “vedere il bluff” cioè ritirare i documenti “brevi manu” e pagare il dovuto. Anzi, già che c’ero, chiesi anche altri documenti riguardanti la famiglia Marcianò per il periodo intorno al 1940.

Il solerte impiegato (o ricercatore, dottore o direttore..) di nome Markus mi rispose che avrebbe tenuto il tutto, mi diede l’indirizzo dell’Archivio Storico dove recarmi, e mi disse che per gli ulteriori documenti avrei dovuto rivolgermi all’Ufficio Anagrafe che trattava i documenti più recenti, dal 1940 circa ad oggi, dandomi la relativa email.

Scrissi quindi anche all’Ufficio Anagrafe, e la risposta arrivò.. in croato! Ribadendo il ringraziamento al traduttore Google, riuscii a capire (a malapena.. il traduttore non è perfetto!) che i dati li avevano trovati, ma che per inviarli dovevo recarmi di persona perché le informazioni anagrafiche più recenti potevano essere rilasciati per legge solo previo riconoscimento diretto del richiedente.

A quel punto l’idea del viaggio divenne concreta e reale. I documenti c’erano, per entrambe le famiglie, ma era meglio andare a prenderli di persona! Riflettei sul fatto che la visita all’Archivio Storico non mi avrebbe creato problemi: Markus parlava inglese, come me: ci saremmo compresi senza difficoltà. Ma all’Ufficio Anagrafico, le cui email erano solo in croato? Scrissi loro di nuovo, e la risposta fu che avevano un punto di contatto, una signora, in grado di parlare italiano, e di rivolgersi al suo sportello quando fossi arrivato: perfetto!

GIUGNO 2019: SI PARTE PER FIUME

I mesi passarono ed arrivò il giorno a Giugno in cui ero in fila allo sportello dell’ Ufficio Anagrafe a Fiume (foto), di fronte al porto.

Avevo deciso di andare prima da loro perché, pensavo, che l'ufficio sarebbe stato pieno di cittadini richiedenti i consueti documenti anagrafici (nascite, matrimoni, atti vari) come accade qui in Italia, e che quindi avrei perso molto tempo, mentre l’Archivio Storico, meta unicamente per studiosi e ricercatori e dal quale dovevo solo ritirare atti già pronti, sarebbe stato sicuramente più “vuoto”.

Le mie supposizioni erano esatte: all’Ufficio Anagrafe mi ritrovai di fronte al classico sportello all’italiana, con molte persone in attesa. Arrivato il mio turno, tentai di chiedere in lingua inglese se ci fosse la signora identificata come mio punto di contatto in italiano..

“Oggi è assente..” Aargh.. vabbè tentiamo in inglese. Avevo portato con me una copia cartacea delle loro email e delle mie richieste per ritrovare l’atto di matrimonio dei nonni materni e quello di nascita di mia madre.

Dal terminale video, il matrimonio si trovò subito: l’impiegata inserì un prestampato nella stampante su cui furono impressi i dati e lo mise da parte. Poi partì alla ricerca dell’atto di nascita di mia madre: un po’ di difficoltà nella ricerca ma alla fine saltò fuori anche quello! Prestampato nella stampante, e secondo documento: prima di consegnarmeli mi fu richiesto di pagare il dovuto ad un altro sportello! Corsa allo sportello, pagamento, ricevuta, ed ecco a lei: due splendide copie, un estratto di matrimonio e uno di nascita in.. croato!!!

Uscii dall’ufficio coi due documenti in mano, contento ma perplesso: alcuni dati erano comprensibili, ma altre informazioni, no!

Non avevo tempo per decifrare quelle carte: mezza mattina era già trascorsa e dovevo ancora visitare l’Archivio Storico!

Con passo spedito, mi recai all’interno di un parco cittadino, dove si trova la sede dell’Archivio Storico.

Porta chiusa: citofono, non rispondono.. un signore lì fuori mi vede in difficoltà e mi aiuta, suona anche lui, mi dice qualcosa che non comprendo, tenta ancora, e "clack" la porta si aprì!

L’Archivio è ubicato in un edificio antico: gli uffici sono al primo piano, e per arrivarci si sale una grande scalinata. Arrivai all’ufficio di Markus, il capo-ricercatore che mi aveva risposto via email e che aveva i miei documenti.

Un ragazzo mi disse, in inglese stentato, che Markus non c’era e di aspettare.

Nell’attesa chiesi ad un altro ricercatore di tradurmi gli atti dell’Ufficio Anagrafe. Il tipo mi disse che, invece di chiedere dei prestampati moderni, avrei potuto richiedere di vedere il documento originale degli anni ’40 in quanto mio diritto secondo la legge vigente! Ah sì? Beh, allora decisi che, disbrigate le pratiche da loro, ci sarei tornato subito dopo.


Arrivato che fu Markus, fui felicissimo di vedere gli atti che aveva trovato per me e che non avevo mai visto prima: gli “Anagrafi” erano schede anagrafiche in italiano redatte durante un censimento della popolazione a partire dagli anni 20 del 900 ed erano completissime! (nella foto la scheda fronte / retro di Francesco Marcianò)

Dopo averlo pagato, con tanto di ricevuta, chiesi se avessero anche una mappa in italiano di Fiume degli anni ’40 così da poter visitare i luoghi dove la mia famiglia aveva vissuto. Markus mi condusse nella “sala studi” dove la mappa, lunga quasi due metri, era appesa al muro! Gliene chiesi una copia digitale ed egli mi disse che, a pagamento, me la avrebbe fatta trovare il giorno seguente in un CD. Ringraziai felice e ritornai di corsa, sotto un sole cocente, all’Ufficio Anagrafe, prima della chiusura.

Fila.. attesa.. finalmente di nuovo allo sportello: spiegai alla gentile commessa che volevo vedere l’originale almeno del documento di nascita di mia madre, richiesta lecita secondo la legge croata..

Gli occhi strabuzzati dalle orbite mi fecero capire che non sapeva che pesci prendere. “Aspetti.. vedo.. un momento.. torno subito..” mi disse in un inglese stentato, scomparendo dietro un porta.

Dopo minuti di attesa, si presentò un’altra cortese signora e mi disse che per poter vedere i documenti originali dovevo mandar loro.. un’email di richiesta!

Ma come? Ero venuto dall’Italia dopo aver mandato una mezza dozzina di email perché non potevano mandarmi i documenti via email in quanto dovevo presentarmi di persona ed ora, che ero lì di fronte a loro, dovevo MANDARGLI UN’EMAIL?

E poi, quanto avrei dovuto aspettare? Avevo solo due giorni da spendere a Fiume.. Forse non ci eravamo capiti.. Chiesi se il mio punto di contatto in grado di parlare l’italiano fosse disponibile a breve. Mi fu risposto: “Tomorrow” e di mandar loro l’email per la richiesta di consultazione dei registri originali.. cercheremo di fare in fretta..

Vabbè, al diavolo! Uscito dall’Ufficio inviai l’email con scetticismo e pessimismo tramite cellulare.

Mattina conclusa.

Fu così che passò il primo giorno di ricerche a Fiume. Risultati? Positivi e negativi!

Le schede anagrafiche dell’Archivio Storico erano però già un grande successo. Piene di dati di tutti i compenenti delle famiglie, inclusi gli indirizzi e i cambiamenti di residenza a Fiume! Fantastico. Ed il giorno dopo avrei ricevuto la mappa italiana di Fiume, grazie alla quale avrei potuto identificare le strade dove la famiglia aveva vissuto allora ed andarle a visitare.

SECONDO GIORNO

Secondo giorno: di buon mattino mi recai alla Chiesa di Santa Maria di Lourdes (foto) ove si erano sposati i miei nonni materni.

Obiettivo: atto di matrimonio!

Chiesa aperta, ma sacrestia chiusa. Negozio dei souvenir aperto. Chiesi alla signora dietro il bancone, in italiano, se ci fosse il parroco.. La signora, in italiano stentato ma comprensibile, mi accompagnò all’interno della Chiesa, di fronte alla porta della sacrestia che però era chiusa. Fece una telefonata e mi disse quindi di attendere. Seduto tra i bancali aspettai pazientemente pochi minuti, e, infine, la porta della sacrestia si aprì. Era il parroco: uomo pelato sulla cinquantina, occhiali, blue jeans e.. maglietta sporca di sangue! Lo riconobbi perché sul sito della diocesi c’erano alcune sue foto. Mi presentai, spiegandogli chi fossi: capiva l’italiano, parlandolo stentatamente ma comprensibilmente. Gli feci notare che “è sporco di sangue” e lui ripose “nulla.. nulla”.. la cosa mi preoccupò un po’ anche perché aveva un atteggiamento un po’.. come dire.. losco e sospettoso.

Vabbè: mi disse di seguirlo in sacrestia e, porta dopo porta, corridoio dopo corridoio, ci perdiamo un po’ in meandri poco illuminati.. ero un po’ agitato: da solo, nel cuore di una chiesa, con un prete croato con la maglietta macchiata di sangue.. se fosse un film del terrore, si saprebbe già come va a finire!

L’ultima porta che aprì ci condusse in sacrestia.

Un locale ampio con molti armadi antichi, una scrivania, un computer ed una grande stampante multiuso. Aprì uno degli armadi, estraendone il registro dei matrimoni del 1940.

Sfogliamo il librone e troviamo il matrimonio dei nonni Marcianò!

Ma che delusione: solo una semplice riga, molto sintetica, con pochissime informazioni: data del matrimonio, generalità degli sposi, (nomi, impiego, residenza, luogo e data di nascita), testimoni, ecc.. Interessante sì, ma non tanto quanto avrei desiderato.

Mentre fotografavo col cellulare quelle poche righe, il mio istinto “di ricercatore” iniziò a chiedersi quale altro documento avrei potuto cercare in quegli armadi..

Ed ecco che l’esperienza acquisita negli anni mi fece ricordare che qualcosa di molto interessante avrebbe potuto essere nascosto in un altro faldone: chiesi, pertanto, se esistesse anche il registro dei “processetti” di quel periodo.

I “processetti” erano una procedura ecclesiastica volta a determinare se i due sposi fossero celibi, cristiani, battezzati, di buona moralità. Per farlo si intervistavano sia gli sposi stessi che i testimoni, si raccoglievano i documenti di nascita, della prima comunione, cresima e della residenza. Una vera manna di dati.

Il prete rimase sorpreso della mia richiesta: forse non si aspettava che conoscessi così bene le pratiche ecclesiastiche o forse pensava che fossi solo uno scocciatore, o forse la parola “processetti” non esisteva nel suo scarno vocabolario italiano..

Fatto sta che, dopo qualche momento di perplessità, aprì un secondo armadio, e, a fatica, tirò fuori un grande contenitore con dentro i processetti di quel periodo storico divisi in piccoli faldoni.

Il primo era quello che cercavo: il matrimonio di Domenico Marcianò e Teresa De Toma.

Un faldone PIENO di dati che li riguardava! Una marea di ricordi, di vite passate, di amicizie, contatti, storie. Esultai silenziosamente di gioia nel vedere tutti quei fogli spuntare fuori, quasi desiderosi di rivedere la luce del giorno dopo decenni di buio.

Tra quei fogli spuntò fuori la copia dell’atto di nascita di mia nonna Teresa in cui era riportato che il battesimo della donna era avvenuto nella chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria.

Il parroco mi suggerì di andare anche lì, poco distante, per recuperare i documenti originali. In fondo avevo tempo: dopo aver fotografato tutto quanto e aver salutato il sacerdote, ringraziandolo con una piccola offerta in denaro, mi avviai verso l’altra chiesa.

Mentre camminavo, mi arrivò un’email: l’Ufficio Anagrafe mi autorizzava ad andare da loro per vedere l’originale dei documenti che cercavo!

Incredibile.

Deviazione dal percorso e mi precipitai nuovamente all’Anagrafe. La signora che parlava italiano era lì! Una bella donna, sulla cinquantina, elegante e molto educata. Mi salutò cordialmente e mi accompagnò in un ufficio con un armadio corazzato. Le chiesi di vedere solo l’atto di nascita di mia madre, perché del matrimonio dei nonni avevo già trovato tutto in chiesa. Aprì l’armadio, quasi una cassaforte, e tirò fuori un enorme registro delle nascite!

Lo sfogliammo “et voilà”! L’atto che cercavo era lì! Completo, chiaro, ben scritto in italiano! Perfetto! Ero al settimo cielo.. Fotografai il tutto e, felice, mi recai nella chiesa dove fu battezzata mia nonna per recuperare anche il suo atto di nascita!

Corsetta sotto il sole bollente, ed eccoci nella Chiesa dell’Assunzione. Non c’era nessuno se non il banchetto dei souvenir, presidiato da una cortese signora. Le spiegai cosa stessi cercando, mostrandole i documenti cartacei che avevo portato con me: atti, alberi, copie... Lei rimase molto colpita e decise di aiutarmi, chiamando al cellulare il parroco. Al termine mi disse di tornare l’indomani mattina dopo la messa delle 0830. Il parroco era stato informato e mi avrebbe aiutato. Ottimo. Tornai nell’appartamento e mi misi a studiare i documenti che avevo recuperato. Leggendoli tornavano in vita mio bisnonno materno, tutta la sua famiglia, mio nonno, i suoi genitori, le vie dove vissero, i loro lavori, i matrimoni.. un’intera generazione ricostruita.

TERZO GIORNO

Terza ed ultima mattina: alle 1200 è previsto il ritorno in Italia.

E’ l’ultima occasione per recuperare qualche altro documento. Ma io sono già sveglio ed alle 08:00 sono alla Chiesa dell’Assunzione (foto) dove è in svolgimento la messa della mattina in croato. Un giovane ragazzo suona l’organo per accompagnare i canti celebrativi.

Mentre assisto mi chiedo come farò ad interagire col parroco, che non conosce l’inglese. Finisce la messa: ed io entro in sacrestia dove trovo sia il sacerdote che il ragazzo che aveva suonato l’organo. Le difficoltà di comprensione si palesano subito: per questo tento di parlare direttamente non col prete ma col ragazzo. E’ giovane, sicuramente conoscerà l’inglese.

Ed infatti è così. Spiego loro la situazione, mostrandogli tutti i documenti cartacei che avevo portato con me. Sono colpiti dai tanti fogli, e decidono che mi aiuteranno nelle ricerche.

Uscimmo dalla Chiesa ed entrammo in un edificio attiguo. Dopo un po’ di scale, eccoci in una stanza dalle finestre chiuse con un grande tavolo ed un armadio antico. All’interno tanti registri, tra cui il librone dei battesimi (nella foto) per il periodo che cercavo: 1921..

Pagina dopo pagina, ecco Aprile, data di battesimo di mia nonna ma.. nessuna Teresa De Toma..

Ma come? Continuammo a sfogliare..

Maggio.. nulla!

Possiamo a Giugno, niente..

Doppio controllo su Giugno, nulla..

In questi casi si impadronisce di me uno spiacevole sconforto, misto tra imbarazzo per il disturbo creato inutilmente agli ospiti e delusione perché le mie ricerche erano, probabilmente, errate.. Ma nello stesso tempo la mia cocciutaggine prende sempre il sopravvento e la sensazione di aver verificato male qualcosa mi induce a non mollare al di là della logica: per cui insistetti a controllare anche i mesi a seguire, nonostante gli sguardi perplessi delle persone a me vicine!

Di nuovo, marzo, aprile, maggio fino a giugno..

nessuna Teresa..

i giorni di luglio scorrono sotto il mio dito indice: 1,2,3..10..15..18..

no, aspetta, torna indietro, 17..

“THERESIA!” c’è!.. 17 Luglio 1921 “Theresia” di Cataldo!

E’ lei!

Battezzata quasi 4 mesi mesi dopo la sua nascita, 4 mesi!

Chissà perché!

All’improvviso la fonte battesimale che avevo ammirato in Chiesa prende vita, e le immagini di papà Cataldo, mamma Rosa, i testimoni ed una Fiume cancellata dalla storia ma non dai ricordi sembrano rivivere in quei nomi, quegli indirizzi, quei dati che leggo con attenzione.

E tra queste informazioni, finalmente l’indirizzo preciso di residenza della famiglia De Toma: “Valscurigne 15”. Il passato riprende il posto che gli merita nel futuro che arriverà domani.. Fotografo la pagina, le parole di quel battesimo.

Con grande emozione.

LE STRADE DEL PASSATO

Ho ancora del tempo. La mappa di Fiume degli anni '40 del 1900 con le strade in italiano è nel mio computer. Posso ritrovare le strade dove hanno vissuto i miei parenti. Ne approfitto.

Voglio vedere dove ha vissuto la famiglia Marcianò. Mia madre mi raccontava che sua madre le parlava di questa salita, dove lei abitava. In effetti, "Salita del Calvario" si chiama ancora così, anche in Croato: "Kalvarija ulica". E' vicino all'appartamento che ho preso in affitto. Decido di recarmici.

La giornata è caldissima, e mentre imbocco questa piccola strada che sale verso l'alto, ascolto bambini cantare: è una scuola che si trova sulla sinistra e da cui sono diviso da un muro bianchissimo, che irraggia luce di uno splendore abbagliante.


Arrivo al numero 10: c'è un cortile interno, (foto) alcune automobili parcheggiate, ed un vecchio edificio a due piani.

Dalla vetustà delle pareti direi proprio che potrebbe essere la stessa struttura dove abitarono i miei parenti.

Il contrasto lo si nota con la palazzina costruita alle spalle, che sembra essere un centro sociale.

Il portone è aperto.

Entro e mi avvicino al citofono: varie famiglie, nomi sconosciuti.

Mi giro verso il mare: di fronte ho il golfo del Carnaro.

Il mare. la costa, Fiume.

La giornata estiva rende i colori vividi e caldissimi. la vista è magnifica.. o meglio, sarebbe magnifica.

Palazzi che sicuramente non esistevano quando i Marcianò vivevano lì, coprono agli occhi lo splendido spettacolo naturale.

Francesco Marcianò e la sua famiglia, se abitavano al primo o secondo piano (foto), sicuramente avranno goduto ogni mattina di una vista mozzafiato.

Capisco perchè Domenico, nato a Torino, si innamorò del mare: il desiderio di navigare quegli spazi azzurri, divisi tra acqua e cielo, incorniciati dalle terre del Carnaro che quasi sembrano una porta aperta verso una strada che ti chiama, doveva essere irresistibile.

Dai racconti di famiglia, Francesco Marcianò sarebbe morto il 6 dicembre 1939 sulle scale di casa: forse quella vista è stata l'ultima di cui ha goduto prima di morire.

Un bel modo di andarsene.

La sua data di morte era uno di quegli enigmi che in tutti questi anni di ricerche non avevo saputo risolvere.

Ed ora, grazie alle carte dell'Ufficio Storico, non solo la conosco, ma sono qui, ad immaginare quel momento nello stesso luogo dove tutto accadde.

Un'ondata di sentimenti si abbatte su di me. Forse è il caldo, forse l'emozione: mi risulta difficile respirare.

Il viaggio è finito, e le fatiche compiute mi hanno permesso di scoprire tantissimo di un passato lontano: ora è digitalizzato, archiviato, recuperato.

Alcuni misteri rimangono incombenti nel mio cuore e nella mia testa: sono quasi certo che rimarranno tali, e che non avrò mai l'opportunità di chiarire tutti i segreti che avrei voluto conoscere. Ma non importa.

Ciò che ho trovato, mi ha dato l'opportunità di riportare molte vite alla luce: vite dalle quali è scaturita la mia nascita.

Ed è tutto ciò che posso sapere.

Ora inizia il lavoro di analisi e catalogazione.

Devo inserire i dati nel mio database di famiglia e sui siti anagrafici in internet per far sì che queste informazioni non vadano mai più perse. La missione è compiuta.

In quel giorno di giugno mentre scendevo dalla "salita del Calvario, numero 10", il cielo era di un azzurro da far male agli occhi ed il caldo avvolgente come non mai.

E mentre i pensieri del passato continuavano a turbinare nella mia testa, mi sembrò che quel caldo non provenisse dal sole in cielo, ma da un abbraccio di molte persone che mi sussurravano con dolcezza un loro sereno ringraziamento.

 
 
 

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